Contributo n.14 30/1/2008 da Antonio Muttoni (compagno di banco al liceo)


Caro Davide,
idealmente ti raggiungo dopo tanti anni durante i quali ho pensato spesso al tragico destino che ti ha improvvisamente allontanato dai tuoi cari e dagli amici tutti che ti ricordano con tanto affetto, simpatia e nostalgia.
Tra questi ci sono anch'io che ho avuto l'opportunita' molti anni fa di trascorrere cinque anni, tra i migliori della nostra vita, come tuo vicino di banco e amico di liceo. Il tuo ricordo e' forte e ancora pieno di colore. L'azzurro della tua tuta da ginnastica ed il giallo delle scarpette da corsa calzate a piede nudo sono piu' vivi che mai , come non posso dimenticare le prime lezioni di ginnastica alla vecchia maternita' sotto la supervisione di un mancato atleta e uomo quale il prof. Chioatto. Le sterpaglie che imperterrite avanzavano e coprivano la corsia di terra rossa riservata alla velocita', non impedivano alla tua prestanza fisica di ingaggiare innumerevoli sfide con Maurizio Benedetti dal risultato sempre tra voi altalenante ma al tempo stesso schiacciante quando senza allenamento vi permettevate entrambi, spegnendo la sigaretta prima di partire a razzo e letterlamente fumare chi invece (tralascio il nome) duramente e coscienziosamente non perdeva giorno per duri allenamenti, ma soventi strappi muscolari e crampi gli impedivano di primeggiare. La sigaretta spenta portata sull'orecchio (imitando il vecchio salumiere con penna in simile posizione) in preparazione per la pausa di ricreazione e' un altro tuo tratto distintivo che non ho dimenticato, e che al pensiero induce ancora al sorriso, dopo 30 anni.
Ci sono gesti che nascono per caso e rimangono nella mente indelebili a rafforzare il ricordo. La memoria funziona come vuole, ma almeno non ti tradisce per le cose importanti. Devo ringraziare Augusto per avermi riscoperto dopo tanti anni, raggiunto e avermi dato l'opportunita' di spendere prezioso tempo con te mentre mi appresto a scrivere queste righe. Forse non fanno giustizia ai quasi 30 anni passati in silenzio, ma la gioia che ho provato nel poter dare , anche se semplice, una testimonianza di quanto mi hai lasciato, e' immensa. Nel frattempo sono diventato piu' serio, inevitabile con l'eta' che avanza, e cinque figli tengono occupati sia me che mia moglie Michela per pensieri e lavoro, per poterli crescere nel giusto modo a farli fiorire come era stato per noi. La nostra classe rimane in questo senso un modello di riferimento. Ma pensare alla nostra classe rimane un'opportunita' per pensare a te con sempre immutata amicizia.

Antonio Muttoni

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