da Giovanni Naddeo

DA GIOVANNI NADDEO (8/3/2010)

Caro Davide, non voglio perdere l’abitudine di scriverti. Devo chiedere scusa a te e a Cristina per il silenzio, ma la depressione mi aveva inghiottito. Ora sto meglio, anche se non ho risolto i miei problemi.
Devi sapere che per lavorare ho deciso di offrirmi come badante o meglio come un giovane che è troppo vecchio per lavorare, ma che deve fare compagnia ai vecchi. Ironia della sorte, vivo in mezzo a persone anziane. Forse è un segno del destino, del fato come dicevano gli antichi.
Non ti ho dimenticato e ti prometto che scriverò con intensità e frequenza.
La società non mi vuole perché sono vecchio e perché ho studiato troppo? Può darsi, ma io tiro dritto per la mia strada. “Non ti curar di loro, ma guarda e passa” e aggiungo io senza essere Dante sputo. Sì sputo contro la gentaglia e i farabutti che ci governano senza avere competenza. Sputo contro questa miserabile società dell’immagine che non ha cultura, contro queste facce esperte e competenti che crollano al primo congiuntivo, contro questi visi che denotano solo nullità e bramosia di potere e che non vogliono giustizia. Gli assassini sono in circolazione e lavorano, mentre io sono semi occupato.
E’ un brutto momento per me, ma ho voglia di lottare, di combattere, di gridare e di sputare, sì perdonerai la mia maleducazione, ma credo che non resti altro.
Ciao Davide, ci sentiremo presto.
Giovanni

DA GIOVANNI NADDEO (11/11/2009)

Ciao Davide, come vedi torno a scriverti dopo alcune settimane di silenzio, un silenzio che però non devi interpretare come assenza rispetto a te. Lo sai che sono tuo amico e lo resterò per sempre. Sto attraversando un periodo pieno di problemi e questa tensione spesso mi assorbe. Arrivo la sera stanco e un po’ amareggiato, ma sono uno che non si arrende mai. Ho la testa dura e credo proprio che quel lavoro di memoria lo si farà, almeno per quanto mi riguarda.
La sorte ti ha riservato una valigia piena di tritolo, a me molti problemi e per questo mi posso considerare fortunato. Ma non voglio piangermi addosso anche perché non fa parte del mio carattere.
Desidererei un giorno venirti a trovare personalmente e lo farò.
Intanto ti abbraccio amico mio mai perduto.
Giovanni.

DA GIOVANNI NADDEO (21/10/2009)

Ciao Davide, penso all’amicizia che ci lega da alcuni mesi e credo che mi perdonerai se passano alcune settimane senza che ti scriva, ma non dolertene perché tu sei e sarai sempre nel mio cuore. Bisognerà fare qualcosa per i 30 anni da quell’evento maledetto, un quid in più rispetto al passato e lo si farà.
Lo sai che mi sono iscritto ad un corso di riqualificazione professionale e l’azienda presso la quale dovevo fare lo stage (Ikea) non mi ha voluto affermando che sono troppo vecchio. Potenza incredibile dell’età, a 44 anni appena compiuti uno è già vecchio, un elemento da rottamare come si fa con le automobili o qualsiasi altro bene. Non farò quel corso, ma esprimerò nei modi e nei tempi giusti tutta la mia indignazione per questo arbitrio. Resto ancora, malgrado tutto, ottimista. Sto perfino meditando di imparare a fare il giardiniere e la laurea la metterò nel cassetto.
A proposito, hai saputo la novità? Pare che lo stato, anzi lo Stato, altrimenti le istituzioni si offendono, abbia intavolato trattative con la mafia per fermare le stragi e le autobombe. Sarebbe un fatto inaudito e incredibile. Insomma, chi è morto è morto e chi se ne frega.
Mi rendo sempre più conto, caro Davide, che viviamo in una nazione, il sostantivo paese è troppo inflazionato, in cui chi picchia e commette reati è premiato, mentre le persone per bene punite. Ai delinquenti offrono il lavoro, a me dicono che sono vecchio.
Sono troppo educato, ma dico a quelli che ragionano così di andare a farsi fottere e non dico altro perché altrimenti mi incazzo.
Ai tempi degli antichi Romani i vecchi erano rispettati ed ascoltati. Questo giovanilismo pruriginoso e falso mi fa schifo.
A presto Davide.
P.S. Avrai presto mie notizie.
Giovanni.

DA GIOVANNI NADDEO

Ciao Davide, dopo un po’ di tempo e come al solito parecchi problemi, torno a scriverti in attesa di iniziare quel “big work” lavoro di memoria che è certamente una fra le cose più interessanti della mia vita.
Potrei dirti “ I have a dream “ per citare una frase famosa di Martin Luther King, ho un sogno, già un sogno che desidero si trasformi in una realtà vera e concreta. Ci sarà l’ apporto di tante persone che ti hanno voluto e continuano a volerti bene. Bisogna evitare che l’ oblio e le pacche sulle spalle si trasformino in una nebbia per coprire i crimini di qualcuno.
Eh sì I have a dream di stare vicino a Cris e a tutti coloro che si battono e si batteranno per rinvigorire la memoria ad una nazione che ha come cultura principale le veline e le escort o per dirla in modo più ruspante qualche mignotta di alto bordo che qualche potente si è portato in casa.
I have a dream di poter dare un contributo significativo a questa causa che reputo fondamentale per la nostra democrazia che, altrimenti, diventerà un quid di ammuffito e putrescente ( e siamo già su questa strada).
I have a dream di dimostrare concretamente a te e ai tuoi famigliari che non parlo perché ho la lingua, ma perché ho un cuore e una testa per pensare.
I have a dream di poter arrivare al termine della mia esistenza e guardarmi allo specchio e dirti che ho fatto di tutto per farti rivivere.
I have a dream di essere reputato una persona di parola da tutti e non uno che chiacchiera a vanvera.
I have a dream di esserti amico per tutta la vita.
A presto Davide. Questo è solo un incipit.
Giovanni.

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