Staffetta Bressanone


-2 agosto 1980, una data da non dimenticare- questa frase ha accompagnato la staffetta podistica che ha portato con sé il ricordo delle 85 vittime e degli oltre 200 feriti nel lungo tragitto da Bressanone alla stazione di Bologna.
Un’iniziativa che da anni si ripete, anche in altre parti d’Italia, per portare solidarietà e visibilità a chi in quel giorno perse un familiare, un amico o porta ancor oggi su di sé i segni di quella sciagura.
Un’iniziativa che intende sostenere la legittima richiesta di verità e giustizia, nonché la lotta per la memoria che da 28 anni persegue l’Associazione dei familiari delle vittime.
Il 2 agosto di ogni anno Bologna rappresenta e ricorda non solo la strage alla sua stazione, ma tutte le vittime di stragi ed eventi violenti che hanno insanguinato l’Italia, poiché il terrorismo pur manifestandosi nelle più svariate situazioni e circostanze, conserva sempre lo stesso volto di spietata efferatezza.
Ed è proprio attraverso la staffetta che si cerca, di ripercorrere la memoria, di portare la mente a quei giorni, a quelle vite spezzate da un’ingiustificabile ed incomprensibile violenza, per non dimenticare e per consegnare idealmente il testimone della memoria anche a chi in quegli anni non era ancora nato.
È difficile trovare parole che possano descrivere l’esperienza della staffetta podistica, evento che può parere, ad alcuni, semplice o banale.
Nei chilometri che si macinano e che sembrano non finire mai, in quelle schiene curvate dalla fatica, nell’afa delle giornate d’agosto si celano emozioni ricordi gesti carichi di ritualità collettive di grande importanza.
Quest’anno la staffetta è partita da Bressanone grazie all’impegno del Circolo Culturale Don Bosco di Bressanone e supportata dal Coordinamento Staffette podistiche per Bologna. La partenza da Bressanone è stata voluta da Sonia Zanotti di Chiusa che, il 2 agosto 1980 alle 10.25, si trovava alla stazione di Bologna e che tutt’ora porta nel corpo e nell’anima le cicatrici di quel giorno.
Nel suo percorso la staffetta è stata accompagnata dalle forze dell’ordine ed ha toccato i comuni sudtirolesi, trentini, veneti, lombardi ed emiliani dove è stata accolta dalle amministrazioni locali, creando una visibile traccia, anche istituzionale, del suo passaggio fino all’arrivo a Bologna.
In particolare nella provincia di Verona la staffetta è stata accolta dal comune di Dolcè grazie alla fattiva collaborazione del Gruppo Podistico Alfà Dolcè e dell’Amministrazione Comunale
.A Dolcè si è conclusa la seconda tappa della staffetta nella serata del 31 luglio. A ricevere la quale c’erano, anche se l’ora volgeva alla sera, il Sindaco e l’Assessore allo sport di Dolcè.
Un importante testimonianza di memoria e di partecipazione voluta da questa amministrazione.
Di prima mattina il 1 di agosto la staffetta è ripartita di prima mattina alle 5.30 alla volta di Verona, dove alle ore 8.30 in via Davide Caprioli in zona Chievo è stato ricordato Davide. vittima veronese della strage, in una cerimonia alla presenza dei famigliari di Davide , autorità comunali del Comune di Verona e dei podisti del Gruppo Podistico Mondadori di Verona che hanno ricevuto il testimone dagli amici di Dolcè per portarlo fino al Po dove altri gruppi podistici hanno proseguito la marcia fino a Bologna.
Li è stata condivisa l’emozione di una piazza gremita nel momento che segna la commemorazione della tragedia che da 28 anni non si fa vincere dall’inerzia della quotidianità e dalle vacanze estive.
Riecheggiano ancora nella mente le parole sentite di Paolo Bolognesi, che in rappresentanza dei familiari delle vittime ha richiamato l’attenzione su quanto ancora c’è da fare per raggiungere la verità.
Sul palco oltre a Sonia Canotti c’era anche Cristina Caprioli che nella tragedia ha perso il fratello Davide e che da alcuni anni segue e appoggia la staffetta podistica “per non dimenticare” che parte ormai da 22 anni dal Trentino Alto Adige.

Voci che tradiscono forti emozioni, sguardi persi nell’infinito dolore, ma il conforto di poter condividere, con altre persone, il dovere di non dimenticare quello che accadde in quel 2 agosto del 1980.

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